Segni e miracoli non sono fini a sé stessi

Segni e miracoli non sono fini a sé stessi

Rapportarsi con Dio richiede la sincerità del cuore

In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno». Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.
(Dalla liturgia)

Il rifiuto di Gesù non è dovuto al fatto che i farisei gli avessero chiesto un segno, ma è legato al motivo per cui essi lo hanno chiesto. I farisei non chiedevano un segno per essere certi della verità, o quanto meno per capire meglio, ma per mettere alla prova Gesù.

Quando ci si avvicina a Gesù, alla sua parola, alla Chiesa, con un atteggiamento mentale negativo, pensando cioè che quello che viene insegnato e proposto non sia rilevante per la nostra vita o addirittura non sia vero, allora non riceviamo alcun beneficio dalle nostre pratiche o dai nostri studi.

Solo impegnandoci a credere, cioè a ritenere vere ciò che la sacra scrittura, come interpretata dal magistero autentico della Chiesa, ci insegna e di mettere in pratica i suoi insegnamenti, possiamo attingere quei doni di grazia che il Signore vuole darci perché il nostro cuore sia nella pace, perché la nostra gioia sia piena, perché abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza.

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