La differenza di amore

C’è una graduatoria anche nel più nobile dei sentimenti

«Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.
Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: “Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?”. Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro
».
(Dalla liturgia)

Il brano evangelico di oggi non può non richiamare quello ascoltato ieri, in apertura al racconto della Passione secondo Marco.
In Giovanni i personaggi escono dall’anonimato garantito da Marco (e da Matteo).
La casa in Betania di Simone il lebbroso diventa la casa degli amici Marta e Lazzaro. La donna diventa Maria, colei che secondo l’evangelista Luca in altra occasione “seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola”. La protesta degli astanti per lo “spreco” è sulle labbra di Giuda, il traditore.
Qui non è unto il capo, la parte di corpo che si unge in un vivente, ma i piedi, parte di corpo che viene unta esclusivamente per prepararlo alla sepoltura.
La nostra Settimana Santa riparte da questo gesto chiedendoci se siamo disponibili a lasciarci toccare da un amore che nulla risparmia e tutto dona. Come il corpo di Gesù anche il nostro corpo deve essere preparato per vivere e prendere parte a questi giorni di grazia.
Preparati, corpo e cuore, a vivere il passaggio della Pasqua. Da un amore che calcola e così si tradisce, all’amore in cui tutto è donato per spandere l’aroma del profumo della vita.

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