La durezza di Gesù in realtà è intenso amore

La durezza di Gesù in realtà è intenso amore

L’insegnamento del Cristo è perfetto e stimola in noi la tensione verso la salvezza

Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia» (Dalla liturgia).

La pagina del vangelo di oggi è sconcertante. Ci mostra un aspetto del mistero di Dio, un suo atteggiamento che ci lascia spesso molto amareggiati, e che spinge molte persone ad allontanarsi dalla religione. Spesso Dio, di fronte alle disgrazie che colpiscono un essere umano, ci appare distratto e indifferente, quando non addirittura ostile.

In questo brano il comportamento di Gesù ci stupisce. Gesù si sta dirigendo verso Tiro e Sidone, dunque lontano da Israele, e anche qui viene importunato da qualcuno che chiede.

A chiedere è una donna cananea, un’abitante di quella regione, una straniera per Gesù. E non chiede una sciocchezza: chiede qualcosa relativo a un problema molto grave: la figlia soffre perché è crudelmente tormentata da un demonio. Questa donna suscita compassione anche in noi, che non la conosciamo, e la suscita anche negli apostoli, che infatti chiedono al Signore che intervenga. A dire il vero c’è il sospetto che lo chiedano solo per togliersela dai piedi, ma non si può certo negare che questa povera donna abbia suscitato in loro un sentimento di pietà.

Gesù la ignora: non la considera minimamente, non la degna neppure di una parola. Quando i suoi discepoli gli chiedono di intervenire addirittura la insulta pesantemente: le dice che non ha intenzioni di aiutare gli stranieri e la paragona a un cane. E se paragonare una persona a un cane alle nostre orecchie suona molto offensivo, alle orecchie di un mediorientale addirittura è peggio, essendo il cane un animale impuro. Da noi può finire a male parole o a schiaffi, là ci può scappare il morto.

È una durezza voluta, è una durezza ostentata. Perché Gesù fa così? Lo capiamo dalla fine del brano. Gesù, in questo modo molto brusco e deciso mette alla prova la fede della donna. La donna non si arrende davanti al silenzio, non si arrende quando Gesù le rinfaccia la sua condizione di straniera, condizione di cui ella stessa non aveva tenuto conto, non si arrende davanti all’insulto («cane») tanto grave quanto gratuito. Insiste. Con perseveranza, con fiducia. E questa fiducia, questa fede, la salva.
Gesù ha messo alla prova la sua fede. E la donna ha tenuto duro. Non ha rinunciato davanti all’atteggiamento di Gesù.

Cosa dice a noi questo brano? La situazione di questa donna è una situazione comune a molti di noi, quando ci troviamo a combattere contro qualche disgrazia oppure stiamo attraversando qualche momento difficile, e sentiamo il Cielo indifferente, quando non ostile. Dobbiamo insistere, come la vedova importuna di un’altra pagina del vangelo. Dobbiamo continuare ad avere fede, anche quando tutto sembra perduto,o quantomeno inutile.
Niente in realtà è mai perduto, quando conserviamo la fede, anche di fronte alla morte nostra o a quella di una persona cara: l’orizzonte a cui dobbiamo guardare non è quello della vita che trascorriamo su questa terra. È quello della vita eterna. La vita vera, quella che non finirà mai. Una volta guadagnata quella, non importa avere perso tutto il resto, anche la vita fisica.

Il brano di vangelo della Cananea ci invita a riflettere su questo: non dobbiamo mai perdere la fede, anche quando le cose in questa vita vanno male, anche quando sembra che tutto ci si rivolti contro. Il Signore ci chiede di mantenere la fede, di non scoraggiarci di fronte alle avversità della vita.

Il Signore non ci ha abbandonato. Anche quando tutto va male, anche quando dobbiamo affrontare una prova molto difficile e dolorosa Lui c’è. E se anche non sembra averci dato ascolto, in realtà veglia su di noi, perché vuole salvarci, perché non vuole perderci nella dannazione eterna, perché ci vuole con Sé per sempre nella gioia del paradiso.

Commento all'articolo