L’abitudine a vivere nel peccato

L'abitudine a vivere nel peccato

Un’insidia strisciante e pericolosa, che ci “cambia” senza che ce ne accorgiamo

«Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno» (Dalla liturgia).

Non si può far convivere la vita nuova che Cristo ci ha trasmesso con le vecchie abitudini di peccato. Aderire alla fede cristiana significa cercare di cambiare vita, di vivere amando Dio e il prossimo, di vivere cercando di non offendere Dio con il peccato.

Convertirsi a Cristo non significa aggiungere qualche pratica religiosa ad una vita che rimane così com’è.

C’è qualcosa di peggio che essere malati e non curarsi: è l’essere malati pensando di essere sani, oppure curandosi con una medicina che non guarisce. Il malato pensa di curarsi adeguatamente, e la malattia può tranquillamente progredire e portarlo alla morte.

Analogamente c’è qualcosa di peggio del vivere abitualmente in peccato mortale, ed è vivere in peccato mortale pensando di essere a posto con Dio. In questo modo vivere nel peccato diventa una cosa normale, che senza che ce ne rendiamo conto spegne l’amore per Dio nel nostro cuore, raffredda il desiderio di conversione, e rischia di farci morire lontani dal Signore, condannandoci alla dannazione eterna.

Chiediamo al Signore di aiutarci a detestare davvero i nostri peccati, e a darci la volontà sincera di cambiare. Solo così il vino nuovo dell’amore di Dio potrà stare negli otri nuovi della nostra vita conforme al volere di Dio. Una conformità che non è una noiosa obbedienza ad una legge, ma è la manifestazione della gioia e della pace di Dio nel nostro cuore.

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