Fede, comprensione e pratica di vita sono indissolubili per raggiungere la perseveranza

Fede, comprensione e pratica di vita sono indissolubili per raggiungere la perseveranza

Credere non è solamente capire, e capire non vuol dire saper mettere in pratica

«Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».
(Dalla liturgia)

Il Signore fa questo discorso prima della sua passione, durante l’ultima cena. Risponde ai discepoli che avevano appenda detto che essi ora credono che Egli sia uscito da Dio.

Con queste parole Gesù smorza gli entusiasmi dei discepoli. E i nostri. Credere non significa soltanto aver capito, con la mente, che Gesù è Dio. Significa adeguare la nostra vita a quella verità che professiamo.

I discepoli infatti, non molto tempo dopo, si daranno alla fuga davanti ai soldati dei Giudei che erano venuti per arrestare Gesù. E lo lasceranno solo.

La nostra fede è forte finché va tutto bene. Quando per qualche motivo ci chiede qualcosa di spiacevole ecco che battiamo in ritirata.

Chiediamo al Signore di rafforzare la nostra fede, per poter condurre un’esistenza il più possibile coerente con la verità che professiamo. Perché quella verità, se resa pratica di vita, può rendere bella e gioiosa la nostra esistenza.

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