Dio supera convenzioni e pratiche sterili
Nella vicenda di Zaccaria troviamo l’insegnamento a badare alla sostanza
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
(Dalla liturgia).
Nel vangelo di Luca le storie dell’infanzia di Giovanni il Battista sono narrate in parallelo con quelle di Gesù, e anche la descrizione della natività del Battista anticipa quella del Salvatore.
In questo brano ritorna la vicenda di Zaccaria. Egli era rimasto muto da quando l’angelo gli aveva annunciato la nascita del figlio, ed egli non gli aveva creduto. Ora, nato il bambino, deve decidere se fare la volontà di Dio, dando al bambino il nome che gli aveva indicato l’angelo, o adeguarsi alle convenzioni sociali, dandogli il proprio nome.
Zaccaria adesso crede, e la sua fede lo porta a infrangere le convenzioni sociali (la scelta del nome ai tempi di Gesù era una cosa molto sentita) e lo spinge a fare la volontà di Dio. Questa fede operosa gli fa riacquistare la parola, quella parola che per la sua incredulità aveva perso.
Agendo secondo il volere di Dio ha infranto le convenzioni sociali e ha deluso le aspettative dei suoi parenti e vicini, ma Dio gli ha ridonato la parola con la quale può entrare in rapporto con gli altri uomini.
Fare la volontà di Dio, anche quando sembra che ci attiri ostilità e incomprensioni dalle altre persone, non solo ci mette in sintonia con il cuore di Dio, ma ci permette un rapporto migliore con il nostro prossimo.
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