Incolpiamo Dio per non riconoscere i nostri limiti

Incolpiamo Dio per non riconoscere i nostri limiti

Nulla ci va bene, perché tutto evidenzia la nostra inadeguatezza

«“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”».
(Dalla liturgia).

Il brano di Vangelo di oggi fa riferimento ad un gioco praticato dai ragazzi ai tempi di Gesù: si cantavano delle canzoni allegre, e si giocava a celebrare un matrimonio, si cantavano delle melodie tristi e si giocava a celebrare un funerale. È evidente che quei ragazzi che non vogliono partecipare né al gioco del matrimonio né a quello del funerale in sostanza non hanno voglia di giocare. La colpa non è del gioco, ma della loro volontà.

Anche a noi spesso succede così: prendiamo la scusa di qualcosa che non va nel mondo o nella Chiesa, oppure al momento particolare che stiamo vivendo per non fare quello che il Signore nella nostra coscienza ci suggerisce di fare. In realtà la motivazione del nostro agire o del nostro non agire non va ricercata in qualcosa al di fuori di noi, ma va trovata dentro di noi. Chiediamo al Signore di aiutarci a vivere cercando sempre di fare la sua volontà: è questo l’unico modo di vivere – pur tra le difficoltà – nella pace e nella gioia.

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