Gesù come personaggio storico

Gesù come personaggio storico

Gli studi sul “Gesù storico” sono anche dimostrazione di fede

Uno degli argomenti di rilevante attualità in questo periodo è quello relativo agli studi sui fatti storici che orbitano attorno alla figura di Gesù.

In passato qualche studioso aveva prospettato l’ipotesi che il Cristo fosse una figura “mitologica” creata per diffondere la religione cristiana. Questa deduzione è stata smentita in modo categorico dalla comunità degli storici.

Esistono infatti più riscontri su Gesù che su molti altri personaggi di forte rilevanza nel passato dell’Umanità, per cui il Cristo, ovvero Yoshua ben Yosef, è ritenuto un personaggio che ha vissuto oltre 2000 anni fa in Palestina, processato e condannato a morte sotto la giurisdizione di Ponzio Pilato, prefetto della Giudea durante il regno di Tiberio.

La figura di Gesù viene messa dunque continuamente a fuoco attraverso i dettagli che emergono dagli scavi archeologici e i riscontri incrociati con personaggi che vengono identificati come suoi contemporanei.

Recentemente è emerso un approfondimento storico-critico che ha prospettato l’identificazione dell’emorroissa nella moglie di Erode Agrippa I. Sono stati scoperti luoghi citati nei Vangeli. Si lega quindi Gesù a fatti narrati e riscontrati per agganciare gli eventi e le sue gesta alla storia.

Non è un lavoro facile, ma gli storici sono abituati a indagare a fondo su questioni come questa in un quadro che ha messo in luce con lo stesso sistema, tutti gli altri illustri personaggi della storia.

Gli studiosi cattolici non si sottraggono a questa sfida e la affrontano alacremente. In questo senso possiamo scorgere una dimostrazione di fede, che non ha paura di cercare nelle pieghe del passato e con la certezza che la Rivelazione non è una fantasia, ma qualcosa che si è verificata concretamente.

Nel numero di dicembre della prestigiosa rivista Storica di National Geographic, troviamo un’ampia rassegna dedicata al “Gesù storico”, con una bella immagine del Cristo in copertina.

Storica si occupa a fondo dei motivi politici che avrebbero portato alla condanna a morte di Gesù, in un momento in cui il fermento in Palestina era molto vivo e l’opposizione degli Ebrei nei confronti dell’occupante romano stava crescendo visibilmente, tanto che qualche tempo dopo sfociò in due dure e sanguinose rivolte armate. Il messaggio di Gesù dunque, era imbarazzante per gli Ebrei ma soprattutto, a quanto riporta Storica, dai Romani. Quella del Cristo, col suo messaggio di pace e di giustizia sociale e personale, andava in netto contrasto con l’autorità ebraica e quella imperiale.

È riconosciuto che Gesù, nonostante le dispute accese con i Farisei, non si pose in contrasto con la Torah, ma ne avviò un’interpretazione più approfondita. I Romani, da parte loro, sempre secondo Storica, interpretarono il Regno di Dio non per quello che è, ma come un tentativo vero e proprio di instaurare un dominio politico, e si adeguarono alla tensione ebraica che ne voleva l’eliminazione.

Vi fu dunque una coincidenza di intenti tra la classe sacerdotale, preoccupata per motivi religiosi, e il potere politico che invece voleva cautelarsi da ribellioni.

Tutto ciò non va a inficiare l’aspetto teologico e la storia della salvezza come viene proposta dalla Chiesa Cattolica, ma ne conferma la coerenza anche dal punto di vista storico-scientifico.

La ricerca storica, al di là della fede del ricercatore, non tiene in considerazione il fatto che Gesù sia il Figlio di Dio, in quanto ciò è di competenza della Fede. Si valutano i fatti storici in sé stessi per arrivare a definire prove credibili della vita del Cristo.

Commento all'articolo