Avvicinare il peccatore non vuol dire approvare il peccato

L’insegnamento di Gesù che gli attirò molte critiche

«Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano»
(Dalla liturgia).

«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano». Gesù accetta, anzi cerca la compagnia dei peccatori (pensiamo all’episodio di Zaccheo) non per farsi complice del peccato, non per negare che il peccato esista e faccia del male, ma per liberare il peccatore dal peccato. Per questo fa l’esempio del medico: il medico non si avvicina al malato solo per confortarlo nella sua malattia, ma si prende cura di lui per guarirlo.

E Gesù ci vuole guarire dal peccato, che è la malattia dell’anima che avvelena la nostra vita, pregiudica i nostri rapporti con Dio, con il prossimo, con il creato e con noi stessi, per questo ha accettato di farsi uomo (rimanendo Dio) e di lasciarsi crocifiggere per espiare i nostri peccati.

Gesù non si fa vicino ai peccatori per giocare a fare il rivoluzionario, ma accetta la compagnia dei peccatori per cercare di convertirli, e per far capire a noi, che siamo peccatori, che abbiamo bisogno della sua medicina.

La medicina di Gesù talvolta può apparire anche molto amara, ma ci ridona l’amicizia con Dio, che ripaga di ogni rinuncia e di ogni sacrificio.

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