Lievito e ipocrisia: aggiungere finzione per apparire

Nel redarguire i farisei, Gesù si rivolse direttamente anche agli apostoli: il rischio è di tutti

«Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze». (Dalla liturgia).

«Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia». Nel mondo antico cosa significava, letteralmente, la parola «ipocrita»? Era l’attore, che recitava al teatro con il volto coperto di una pesante maschera. L’ipocrita, in sostanza, è colui che finge di essere una persona e invece in realtà è un’altra.

Scribi e farisei fingevano profonda devozione, scrupolosa obbedienza alla legge di Mosè, e nella loro vita facevano tutt’altro. Si servivano della religione per apparire buoni, non per diventare migliori.

È un rischio che corriamo anche noi, noi cristiani e in particolare noi uomini di Chiesa, ma più in generale tutti noi che Gli siamo più vicini: infatti non a caso il testo specifica che Gesù stava parlando «anzitutto ai suoi discepoli», e chiama «amici miei» quelli a cui raccomanda di non temere tanto chi può uccidere il corpo e non l’anima, ma di stare attenti piuttosto a colui che ha il potere di far perire anima e corpo nell’inferno. Cerchiamo quindi di tenerci lontano da ogni atteggiamento ipocrita, che nasce dal desiderio smodato di ottenere il plauso degli uomini, di suscitare la loro simpatia: ciò che piace agli uomini difficilmente piace a Dio.

E non saranno gli uomini a dare il giudizio definitivo sulla nostra vita, ma sarà Dio.

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