Essere concentrati su se stessi genera rifiuto

Ipocrisia, indolenza, polemica: i mali che allontanano da Gesù

«Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!».
(Dalla liturgia).

Gesù paragona il comportamento di scribi e farisei (ma il paragone vale anche per noi, cristiani di oggi) ad un gioco che i ragazzi che facevano ai tempi di Gesù. Due gruppi di bambini si fronteggiavano, il primo giocava al funerale, cantando delle nenie, e il secondo gruppo era già scocciato, perché il gioco era troppo triste. Allora il primo gruppo cambia gioco, e simula un matrimonio, cantando canzoni allegre, e il secondo gruppo subito perde interesse, perché troppo allegro. Questi ragazzi non sanno quello che vogliono, o meglio non vogliono fare nulla.

La generazione di Gesù rifiuta il Battista perché troppo ascetico, e rifiuta Gesù per il motivo contrario. Non succede lo stesso anche nelle nostre comunità cristiane?

Per fare un esempio: non ci va bene il prete tale perché si comporta così, ma non ci va bene neppure il prete talaltro, perché si comporta cosà. Spesso dietro a questo modo di fare c’è la voglia di trovare la scusa per non fare niente, per stare lontani da una vera e fruttuosa pratica cristiana.

Ma non tutti grazie al cielo fanno così. Ci sono anche quelli che riconoscono che la sapienza, ovvero del disegno di Dio che si sviluppa nella storia, è giusta.

L’uomo disponibile a riconoscere questo disegno, che Dio manifesta attraverso i suoi messaggeri, e che si è definitivamente e completamente realizzato nella rivelazione di Gesù, apre il suo cuore ad accogliere Dio, e si defila da quell’atteggiamento di sterile polemica che spesso caratterizza chi partecipa alla vita della Chiesa.

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