La logica di Dio supera quella umana

L’amore trasforma anche la visione della giustizia, e la rende vera

«Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?». Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi.
(Dalla liturgia).

Non possiamo negare che il comportamento del padrone del campo ci sembri ingiusto: chi ha lavorato di più è giusto che riceva di più rispetto a chi ha lavorato di meno. Il messaggio del padrone agli operai che si lamentano sembra essere: «io della roba mia faccio quello che voglio». È come dire: «io sono io, e voi non siete nessuno!».

Ma non può essere certamente questo il senso del brano. E qual è il messaggio principale di questa parabola? È che la giustizia di Dio non coincide con la giustizia degli uomini.

Secondo una visione puramente umana e commerciale l’ingiustizia è palese, e ciascuno di noi si sarebbe comportato come gli operai che si sono lamentati. Ma secondo l’ottica di Dio l’atteggiamento del padrone della vigna non è solo generoso, ma è anche profondamente, radicalmente giusto: infatti quando il padrone invita gli operai nella sua vigna dice: «quello che è giusto te lo darò».

Nella logica di Dio, che è diversa e superiore alla logica dell’uomo, tutti gli operai, da quelli che hanno iniziato a lavorare all’alba a quelli che hanno iniziato nel tardo pomeriggio, hanno dato la stessa cosa al padrone: hanno dato tutto il tempo che era a loro disposizione, tanto o poco che fosse.

È questa la logica del Signore: il Signore da noi non vuole poco, non vuole neanche molto. Vuole tutto.

Il volere tutto del Signore non è qualcosa che ci fa perdere quanto di buono e di bello c’è nella nostra esistenza. Il Signore non porta via nulla dalla nostra vita, ma dona tutto.

Il Signore vuole tutto perché non è interessato alle nostre cose, non gli interessa che noi gli possiamo dare tante cose o poche cose, tante qualità o poche qualità, ma è interessato a noi, vuole che dimostriamo a Lui la nostra fiducia più totale.

Il Signore non ci chiede di sbarazzarci dei nostri beni, di rivoluzionare la nostra vita. Lo chiede a qualcuno, come ai religiosi, ma non lo chiede a tutti. A tutti però chiede di vivere sapendo che stiamo lavorando la vigna di un Altro, a cui dovremo un giorno rendere conto.

Questa consapevolezza da una parte ci libera dall’egoismo di chi crede di dover vivere difendendo qualcosa di nostro, dall’altra ci toglie l’ansia, la paura di non essere all’altezza: io ci metto la buona volontà, per quello che riesco, di operare come piace a Lui, di osservare i suoi comandamenti, di vivere in grazia di Dio, di far fronte, al meglio che posso, alle mie responsabilità. Il resto ce lo metterà Lui, è Lui che mi ha chiamato alla vigna, non ci sono andato di testa mia!

Fidiamoci di Lui: senz’altro non abbandonerà coloro che hanno messo tutto nelle sue mani.

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