La Croce era necessaria, secondo la bontà di Dio
L’analisi dei motivi della Redenzione
«Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: “È compiuto!”. E, chinato il capo, consegnò lo spirito» (Dalla liturgia).
Dopo aver ascoltato la narrazione della passione e della morte di Gesù viene da chiederci: ma perché è stato necessario tutto questo? Perché il Figlio di Dio ha patito ed è morto sulla croce?
Sappiamo bene che è la natura umana di Gesù che ha sofferto ed è morta, quella natura umana creata ed assunta dalla Persona divina del Figlio, generato e non creato della stessa sostanza del Padre. Dio non può né soffrire né morire. D’accordo. Questo è vero. Ma Gesù, nella sua natura umana, ha sofferto nel suo corpo, è stato oltraggiato, vilipeso nella sua dignità, ed è morto nel fiore degli anni, all’apice del successo, quando un uomo normale e sano non ha proprio voglia di morire!
Perché Gesù ha accettato una fine così tragica? Lo sappiamo: per riconciliarci con Dio, offeso dal peccato dei progenitori e da tutti i peccati degli uomini. Ma, ci viene da chiederci, era proprio necessario tutto questo? Che razza di Dio è un Dio che per placare la propria sete di giustizia pretende un sacrificio umano, il sacrificio, peraltro, del proprio Figlio unigenito, generato e non creato della stessa sua sostanza, e che se non ha sofferto come Dio, come uomo ha patito eccome?
È stato necessario per due motivi: il primo è che ogni peccato è anzitutto un atto contro Dio, ed è pertanto necessario che per eliminarne le conseguenze intervenga Dio stesso. Riflettiamo su questo noi che con colpevole superficialità infrangiamo tanto spesso quella legge che il Signore, nella sua misericordia, si è degnato di darci!
Il secondo motivo è che nulla più della croce manifesta la giustizia, la misericordia e l’amore di Dio: anzitutto la giustizia, perché il peccato dei progenitori e tutti i peccati degli uomini sono stati espiati attraverso la morte dolorosa e infamante di un uomo; la misericordia, perché Dio ha caricato Se stesso della punizione che gli uomini si erano meritati; l’amore, perché non c’è amore più grande di chi dona la vita per i propri amici.
Anche nei momenti più difficili, penosi e dolorosi della vita guardiamo il crocifisso: è la dimostrazione più vera che Dio ci ama e che siamo davvero importanti per Lui. E questo nella vita, specie quando le cose non vanno bene, è la più grande consolazione.
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